Enzo Celi: Pittura, 1988.

Artista: 
Testo Ridotto: 

L’opera appartiene alla seconda stagione dell’opera di Enzo Celi, quando dopo una lunga pausa, riprenderà a dipingere.  Dal 1986 in poi Celi lavora a un personale linguaggio totalmente dominato dalla luce e dal colore.  Dopo l’approccio a opere come questa di medio formato e su carta, l’artista approderà alle grandi e magnifiche tele di Ariose Energie (1988). Pittura è un vibrante esempio delle componenti principali della sua “seconda estetica”. Vortici, linee, dripping, campi di colori restituiscono l’immagine di un pensiero pittorico totalmente devoto ai mezzi della pittura e alle sue possibilità di trasmettere ed emozionare, lontano da ogni riferimento figurativo.

Testo Medio: 

L’opera appartiene alla seconda stagione dell’opera di Enzo Celi, quando dopo una lunga pausa, riprenderà a dipingere.  Dal 1986 in poi Celi lavora a un personale linguaggio totalmente dominato dalla luce e dal colore.  Dopo l’approccio a opere come questa di medio formato e su carta, l’artista approderà alle grandi e magnifiche tele di Ariose Energie (1988). Pittura è un vibrante esempio delle componenti principali della sua “seconda estetica”. Vortici, linee, dripping, campi di colori restituiscono l’immagine di un pensiero pittorico totalmente devoto ai mezzi della pittura e alle sue possibilità di trasmettere ed emozionare, lontano da ogni riferimento figurativo.E’ il portato rivoluzionario del Modernismo, secondo la teorizzazione del critico Clement Greenberg (1916 – 1994), tra i primi e agguerriti sostenitori dell’arte di Jackson Pollock (Cody 1912 – Long Island 1956), l’eroe maledetto dell’espressionismo astratto americano.  L'arte di Pollock, grazie anche al grande eco mediatico del suo lavoro, sgombrerà definitivamente il campo dalle accuse d’intellettualismo e freddezza che l’astrattismo si trascinava fin dalla sua elaborazione concettuale (Kandinskij, Mondrian). “Ma dagli anni Quaranta la necessità di un’astrazione era ormai una convinzione per Greenberg, dacché aveva risistemato la sua interpretazione del Modernismo dal modello scientifico a quello riflessivo: le arti visive non si modellano sul rigore della scienza positiva, ma nella sua modalità del proprio empirico fondo di possibilità”[1]. Sui propri mezzi quindi, sulla materia, lo spazio e gli strumenti con i quali si costruisce.  In questo senso va letto anche il titolo dell’opera di Celi: Pittura. Un titolo che va nel senso degli altri, composti di cifre e lettere, caratteristiche della sua produzione successiva.  Antillusionismo, non oggettività, antiform, pura visibilità, sono tutti termini che gravitano attorno alla rivoluzione estetica dell’espressionismo astratto e che coinvolsero anche altri contesti culturali come il Giappone, che dal 1949, con il gruppo Gutai (concreto in giapponese) elaborò definitivamente il valore del gesto, del corpo e del movimento come elementi centrali dell’arte del Novecento.

 


[1] H. Foster, R. Krauss, Y. Bois, B.H.D. Buchloh: Arte dal 1900, Zanichelli, Bologna 2006, p. 356.

 

Testo Esteso: 

L’opera appartiene alla seconda stagione dell’opera di Enzo Celi, quando dopo una lunga pausa, riprenderà a dipingere.  Dal 1986 in poi Celi lavora a un personale linguaggio totalmente dominato dalla luce e dal colore.  Dopo l’approccio a opere come questa di medio formato e su carta, l’artista approderà alle grandi e magnifiche tele di Ariose Energie (1988). Pittura è un vibrante esempio delle componenti principali della sua “seconda estetica”. Vortici, linee, dripping, campi di colori restituiscono l’immagine di un pensiero pittorico totalmente devoto ai mezzi della pittura e alle sue possibilità di trasmettere ed emozionare, lontano da ogni riferimento figurativo.E’ il portato rivoluzionario del Modernismo, secondo la teorizzazione del critico Clement Greenberg (1916 – 1994), tra i primi e agguerriti sostenitori dell’arte di Jackson Pollock (Cody 1912 – Long Island 1956), l’eroe maledetto dell’espressionismo astratto americano.  L'arte di Pollock, grazie anche al grande eco mediatico del suo lavoro, sgombrerà definitivamente il campo dalle accuse d’intellettualismo e freddezza che l’astrattismo si trascinava fin dalla sua elaborazione concettuale (Kandinskij, Mondrian). “Ma dagli anni Quaranta la necessità di un’astrazione era ormai una convinzione per Greenberg, dacché aveva risistemato la sua interpretazione del Modernismo dal modello scientifico a quello riflessivo: le arti visive non si modellano sul rigore della scienza positiva, ma nella sua modalità del proprio empirico fondo di possibilità”[1]. Sui propri mezzi quindi, sulla materia, lo spazio e gli strumenti con i quali si costruisce.  In questo senso va letto anche il titolo dell’opera di Celi: Pittura. Un titolo che va nel senso degli altri, composti di cifre e lettere, caratteristiche della sua produzione successiva.  Antillusionismo, non oggettività, antiform, pura visibilità, sono tutti termini che gravitano attorno alla rivoluzione estetica dell’espressionismo astratto e che coinvolsero anche altri contesti culturali come il Giappone, che dal 1949, con il gruppo Gutai (concreto in giapponese) elaborò definitivamente il valore del gesto, del corpo e del movimento come elementi centrali dell’arte del Novecento. Anche nell’opera di Celi il gesto è centrale, le sue spirali, le zone di colore, le colature, sono le tracce di un movimento veloce, di una precisa tensione del corpo sul supporto.  Tuttavia non si tratta di una danza, né di una mera espressione emotiva. Celi costruisce le sue opere in maniera assai precisa, le sue sono costruzioni molto consapevoli, sempre subordinate al generale effetto di bello, se non anche di potente, che l’artista vuole raggiungere. Questa tensione insieme estetica e formale, di grande rigore, raggiunge poi il suo acme nelle grandi superfici di Ariose Energie. La superfice muro, quella che sia Pollock sia Celi cercano nei due metri per tre delle loro opere, è il sintomo di una tensione spaziale che tende a trasformare le opere in ambiente, environment. Una dimensione che non è più soltanto quella verticale, ma diventa orizzontale, campo totale in cui l’artista e lo spettatore entrano in un mondo diverso, emancipato dai segni e dai significati della figurazione, estraneo anche alla semiosi del linguaggio verbale, iperbolicamente pura e fiera dei suoi portati e delle straordinarie possibilità poetiche dei suoi mezzi.




[1] H. Foster, R. Krauss, Y. Bois, B.H.D. Buchloh: Arte dal 1900, Zanichelli, Bologna 2006, p. 356.

 

Galleria Immagini: 

Gallerie opere Enzo Celi

  • 1.Enzo Celi: Pittura, 1988,olio su carta, cm. 70 x 100.
  • Enzo Celi:G.?10.930, olio su carta, 100 x 70 cm.
  • Enzo Celi:T.17.06.937, 1989, olio su carta, 70 x 100 cm.
  • Enzo Celi: Pittura, 1988,tempera su carta, 70 x 100 cm.
Credits: 
Da: L.Ferlazzo Natoli - T. Pugliatti: Arte Contemporanea a Messina, Intilla, Messina 2009.
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