La Dogana fu progettata dall’architetto Luigi Lo Cascio che era, in quel periodo, un funzionario del Genio Civile di Messina. L’appalto venne affidato alla Federazione delle Cooperative di Ravenna che diede inizio alla costruzione nel 1912 e la ultimò dopo circa due anni. Il progetto dell’architetto Lo Cascio prevedeva la suddivisione dell’edificio in più blocchi tra loro collegati che avrebbero potuto ottemperare alle necessità del porto al cui servizio era realizzato l’edificio. Il complesso architettonico si articola in una palazzina a due piani nella quale sono localizzati gli uffici, affiancata da altri corpi di fabbrica ad unica elevazione destinati a magazzini.
L’edificio della Dogana occupa l’intera area dell’isolato 300 del Piano Regolatore dell’ingegnere Borzì che insiste sull’area nella quale sorgeva il Palazzo Reale distrutto a seguito del terremoto del 1783. La Dogana fu progettata dall’architetto Luigi Lo Cascio che era, in quel periodo, un funzionario del Genio Civile di Messina. L’appalto venne affidato alla Federazione delle Cooperative di Ravenna che diede inizio alla costruzione nel 1912 e la ultimò dopo circa due anni. Il progetto dell’architetto Lo Cascio prevedeva la suddivisione dell’edificio in più blocchi tra loro collegati che avrebbero potuto ottemperare alle necessità del porto al cui servizio era realizzato l’edificio. Il complesso architettonico si articola in una palazzina a due piani nella quale sono localizzati gli uffici, affiancata da altri corpi di fabbrica ad unica elevazione destinati a magazzini. Lungo la via Vittorio Emanuele l’edificio sviluppa una grande tettoia sorretta da elementi in ghisa che caratterizza tutto il fronte che si affaccia verso il porto. L’ingresso monumentale che dà accesso al complesso architettonico, permettendo di raggiungere il cortile interno dell’edificio, si apre sul Viale S. Martino ed è caratterizzato da una grande porta monumentale, anch’essa in metallo, che consente di chiudere l’edificio verso l’esterno.
L’edificio della Dogana occupa l’intera area dell’isolato 300 del Piano Regolatore dell’ingegnere Borzì che insiste sull’area nella quale sorgeva il Palazzo Reale distrutto a seguito del terremoto del 1783. La Dogana fu progettata dall’architetto Luigi Lo Cascio che era, in quel periodo, un funzionario del Genio Civile di Messina. L’appalto fu affidato alla Federazione delle Cooperative di Ravenna che diede inizio alla costruzione nel 1912 e la ultimò dopo circa due anni. Il progetto prevedeva la suddivisione dell’edificio in più blocchi tra loro collegati che avrebbero potuto ottemperare alle necessità del porto al cui servizio era realizzato l’edificio. Il complesso architettonico si articola in una palazzina a due piani nella quale sono localizzati gli uffici, affiancata da altri corpi di fabbrica ad unica elevazione destinati a magazzini. Lungo la via Vittorio Emanuele, l’edificio sviluppa una grande tettoia sorretta da elementi in ghisa che caratterizza tutto il fronte che si affaccia verso il porto. L’ingresso che dà accesso al complesso architettonico, permettendo di raggiungere il cortile interno dell’edificio, si apre sul Viale S. Martino ed è caratterizzato da una grande porta monumentale metallica. Anche all’interno sono presenti varie compartimentazioni, realizzate con cancelli metallici, tra i diversi corpi di fabbrica che consentono un’ampia flessibilità degli spazi interni. Il linguaggio utilizzato, anche per la repentina realizzazione di un fondamentale edificio a servizio dell’attività portuale, è desunto dal repertorio liberty che però in questo caso è declinato a servizio di un’architettura eclettica. È evidente la gerarchizzazione degli edifici che insistono all’interno del perimetro dell’isolato che riservano all’edificio per uffici a due piani una decorazione in stucco cementizio con una coppia di sirene e tritoni affiancate a una prua. Oltre agli elementi metallici, solo pochi elementi in stucco delle paraste qualificano l’edificio da un punto di vista formale. Si ha notizia che nel corso della realizzazione delle fondazioni dell’edificio della Dogana furono intercettati strati più antichi ascrivibili al Palazzo Reale narrato dalle fonti normanne.