Nel 1923 viene fondata la S.A.I.E. (Società Anonima Imprese Edilizie) che avrebbe realizzato la Galleria V.E. per conto della S.G.E.S. (Società Generale Elettrica della Sicilia) che aveva sede anche a Catania e a Palermo. Nel 1924 la SAIE si obbligò con il Comune a realizzare il quarto edificio a completamento della piazza circolare e si aggiudicò, nel corso di un’asta pubblica, l’intero comparto dell’is. 323. Il progetto della Galleria V.E. fu affidato all’architetto messinese Camillo Puglisi Allegra, il cui studio era a Venezia, ma la cui professionalità era conosciuta in città per avere vinto, nel 1911, il concorso per la progettazione della nuova Camera di commercio la cui conclusione dei lavori avverrà nello stesso periodo di quella della Galleria. Egli avrebbe dovuto realizzare l’edificio della galleria e dotarlo di un portico come prescritto dal R.d.A. del Piano Regolatore di Borzì.
Nel 1923 viene fondata la S.A.I.E. (Società Anonima Imprese Edilizie) che avrebbe realizzato la Galleria V.E. per conto della S.G.E.S. (Società Generale Elettrica della Sicilia) che aveva sede anche a Catania e a Palermo. Nel 1924 la SAIE si obbligò con il Comune a realizzare il quarto edificio a completamento della piazza circolare e si aggiudicò, nel corso di un’asta pubblica, l’intero comparto dell’is. 323. Il progetto della Galleria V.E. fu affidato all’architetto messinese Camillo Puglisi Allegra, il cui studio era a Venezia, ma la cui professionalità era conosciuta in città per avere vinto, nel 1911, il concorso per la progettazione della nuova Camera di commercio la cui conclusione dei lavori avverrà nello stesso periodo di quella della Galleria. Egli avrebbe dovuto realizzare l’edificio della galleria e dotarlo di un portico come prescritto dal R.d.A. del Piano Regolatore di Borzì. Infatti l’articolo 14 del “Nuovo Regolamento di attuazione del Piano Regolatore” prevedeva che i proprietari degli edifici prospicienti le piazze circolari (Del Popolo e Garibaldi) avessero “…l’obbligo di costruire a proprie spese portici con soprastante piano elevato lungo il prospetto delle piazze stesse, secondo l’unico tipo che per ognuna delle piazze stabilirà il Consiglio Comunale sentita la Commissione Edilizia”. Il Comune avrebbe consentito “… ai proprietari di costruire corpi cantinati nel sottosuolo ed abitazioni nell’area soprastante al portico…”. I problemi che Puglisi Allegra deve affrontare sono legati alla considerevole differenza di quota tra la via Cavour e la via Oratorio della Pace che suggeriscono al progettista di dividere l’organismo edilizio in tre corpi fondati a quote differenti in modo da assecondare il dislivello per mezzo di scale ed ottenere la galleria coprendo con volte a vetri i tre bracci che si generano all’interno dell’isolato e che confluiscono in un esagono coperto da una cupola in vetro. Tale galleria prevede in un primo progetto una larghezza interna dei bracci di nove metri, aumentata fino ad undici dopo le raccomandazioni della C.E. La proprietà, originariamente privata, viene ceduta nel decennio successivo al Comune che ne avrebbe curato la manutenzione.
La Galleria Vittorio Emanuele III fu l’ultimo dei quattro edifici che configuravano la piazza circolare dedicata ad Antonello da Messina ad essere costruito ed è l’unico tra i quattro edifici porticati che configurano la piazza che ammette una destinazione d’uso privata. A piazza Cairoli, che faceva da tramite tra la città che si estendeva lungo gli orti della Mosella a sud e la città antica, il cui centro si stava riedificando, si era naturalmente localizzato, dopo il terremoto, il centro cittadino per ragioni di accessibilità del sito poiché si era rivelato più facile liberare la zona dalle macerie. Qui però erano localizzate alcune baracche che ancora nel 1923 ospitavano terremotati quando era ancora aperta la questione concernente la sua destinazione d’uso: l’alternativa alla previsione del Piano regolatore vigente prima del terremoto del 1908 era quella di realizzare alcuni edifici pubblici uniti da un passaggio coperto a galleria che avrebbe saturato l’area ad est di Piazza Cairoli limitando lo spazio aperto della piazza alla sua porzione a monte del Viale S. Martino. Tuttavia la presenza del Municipio, della Provincia e del palazzo delle poste indicava già che nelle intenzioni del pianificatore la centralità avrebbe dovuto essere spostata nuovamente sulla via Cavour che ricalcava grosso modo il tracciato dell’antica via dell’Uccellatore. Il 22 giugno del 1923 Messina è visitata dal Duce che dichiara che la ricostruzione di Messina non è solo di interesse locale ma è un “…interesse di ordine squisitamente nazionale”. Nel 1923 è fondata la S. A. I. E. (Società Anonima Imprese Edilizie) che avrebbe realizzato la Galleria V. E. per conto della S.G.E.S. (Società Generale Elettrica della Sicilia) che aveva sede anche a Catania e a Palermo. Nel 1924 la SAIE si obbligò con il Comune a realizzare il quarto edificio a completamento della piazza circolare e si aggiudicò, nel corso di un’asta pubblica, l’intero comparto dell’is. 323. Il progetto della Galleria V. E. fu affidato all’architetto messinese Camillo Puglisi Allegra, il cui studio era a Venezia, ma la cui professionalità era conosciuta in città per avere vinto, nel 1911, il concorso per la progettazione della nuova Camera di commercio la cui conclusione dei lavori avverrà nello stesso periodo di quella della Galleria. Egli avrebbe dovuto realizzare l’edificio della galleria e dotarlo di un portico come prescritto dal R. d. A. del Piano Regolatore di Borzì. Infatti l’articolo 14 del “Nuovo Regolamento di attuazione del Piano Regolatore” prevedeva che i proprietari degli edifici prospicienti le piazze circolari (Del Popolo e Castronovo) avessero “…l’obbligo di costruire a proprie spese portici con soprastante piano elevato lungo il prospetto delle piazze stesse, secondo l’unico tipo che per ognuna delle piazze stabilirà il Consiglio Comunale sentita la Commissione Edilizia”. Il Comune avrebbe consentito “… ai proprietari di costruire corpi cantinati nel sottosuolo e abitazioni nell’area soprastante al portico…”. I problemi che Puglisi Allegra deve affrontare sono legati alla considerevole differenza di quota tra la via Cavour e la via Oratorio della Pace che suggeriscono al progettista di dividere l’organismo edilizio in tre corpi fondati a quote differenti in modo da assecondare il dislivello per mezzo di scale ed ottenere la galleria coprendo con volte a vetri i tre bracci che si generano all’interno dell’isolato e che confluiscono in un esagono coperto da una cupola in vetro. Tale galleria prevede in un primo progetto una larghezza interna dei bracci di nove metri, aumentata fino ad undici dopo le raccomandazioni della C. E. La proprietà, originariamente privata, viene ceduta nel decennio successivo al Comune che ne avrebbe curato la manutenzione. La costruzione dell’edificio inizia nel 1926 a cura della A. C. I. E. S. (Anonima Costruzioni Imprese Edilizie Siciliane) che nel corso dello scavo per l’impianto delle fondazioni, rinviene diversi strati sovrapposti che testimoniano il continuo utilizzo dell’area almeno fin da epoca romana e greca. Il progettista, nel realizzare la veste estetica dell’edificio, utilizza un linguaggio che in parte è imposto dal Consiglio Superiore dei LL.PP. che prescrive la semplificazione dei prospetti dalle “eccessive ornamentazioni e cesellature che non servono a conferire bellezza ma a stancare la vista togliendo la visione dell’insieme” . Il linguaggio è comunque desunto dal settecento siciliano in cui un’eclettica commistione di elementi manieristici e barocchi è interpretata autonomamente da progettista perseguendo una propria visione che trova riscontro in altre opere coeve.