PREMESSA
Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!
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L’opera appartiene alla prima stagione creativa del pittore, e ne è sicuramente uno dei prodotti migliori. Presentata alla seconda mostra di Corrente (1939), la tela rappresenta lo stile peculiare del giovane Migneco. Il quadro è impostato su un colore dalla grafia corsiva, vangoghiana, e su un’acida tonalità di gialli e verdi che il pittore modula in una particolare stesura vibrante e tormentata.
L’Università di Messina fu fondata nel 1548 da Ignazio di Loyola su impulso della classe politica e grazie al viceré Juan de Vega. La bolla pontificia “Copiosus in misericordia Dominus” di Paolo III Farnese istituiva la prima Università collegiata gesuitica in Europa. L’edificio che ospitava l’Università fu danneggiato nel terremoto del 1908 e nel 1913 venne dato incarico a Giuseppe Botto, funzionario del Genio Civile che risulta autore, insieme a Gustavo Giovannoni, della sistemazione dell’Università di Roma. Il progetto di Botto, rivisto da Giuseppe Colmayer, insiste nell’area dell’isolato 268 del PR di Messina e risulta organizzato con un corpo di fabbrica centrale nel quale è il Rettorato, affiancato da tre corpi di fabbrica che insistono su ciascuno dei due lati.
Fata Morgana, rifrazioni, sirene, gorghi, allucinazioni marine. Le acque dello Stretto di Messina hanno ispirato miti e leggende millenarie. La speciale natura di questo paesaggio immenso corre sulle ventiquattro ore del giorno in uno spettacolo sempre cangiante. Spettacolo principalmente ottico, atmosferico, che cielo e mare creano in relazioni sorprendenti, dove lo spettro cromatico sembra manifestarsi interamente in un ciclo cosmogonico dall’effetto emotivo dirompente. Tuttavia, la forma della città post 1908 sembra non accogliere questa relazione, sembra chiudere gli occhi in viali trafficati e claustrofobici senza relazioni con l’ambiente naturale. Così l’onda di Piccini investe il viaggiatore in attesa del tram con tutto l’inevitabile carico di emozioni e ricordi che il mare evoca nella psiche degli uomini di ogni latitudine.
Nell’ultima produzione di Santoro la figurazione subisce un’ulteriore deframmentazione per mezzo del segno, finendo per scomparire quasi del tutto all’interno una trama fittissima di pennellate. La vertigine grafica scompone la superficie pittorica in un universo analitico di tocchi totalmente non arbitrari. Cioè che a un primo sguardo sembrerebbe una costruzione libera e improvvisata, in realtà sottende una “griglia” di segni i cui numerosi angoli perpendicolari scandiscono ritmicamente l’opera secondo una verticalità che alleggerisce il segno gradatamente verso l’alto.